
“Tutto quel che so, è che non so niente” diceva Socrate e “Com’è difficile essere facili” Gioacchino Rossini.
In questo mondo così frenetico stiamo scoprendo come sia importante riappropriarsi dei veri piaceri della vita e consolidare il rapporto con la natura; è Lei la nostra fonte di vita.
Per i buongustai, l’Oltrepò Pavese si propone come un territorio, come una natura tutta da scoprire. Lo si identifica facilmente sulla cartina geografica per la sua forma simile a un grappolo d’uva; è un’area dalle innumerevoli sfaccettature, con tanto verde e un mosaico di sensazioni.
Storia, arte, folklore, paesaggio ed enogastronomia: la scelta è vasta.
Dalla piccola pianura sita a sud del Po, con un’altitudine sul livello del mare di circa settanta metri, sale fino a superare i 1700 metri dell’Appennino.
Nel mezzo, la superficie più vasta, “la collina”, con oltre tredicimila ettari vitati che si estendono dal confine piemontese a ovest a quello emiliano a est.
Perché bere Oltrepò?
Per scegliere tra un incredibile ventaglio di proposte il prodotto desiderato, dai vini “in jeans” facili all’impatto (con note fresche, fruttate e floreali) a quelli “in frac” (evoluti, dalle note più complesse, suadenti e carezzevoli).
Perché è intrigante conoscerne la storia, unirla alla cucina locale e apprezzare gli inaspettati abbinamenti cibo-vino.
Perché il territorio ben si presta al turismo enogastronomico ed è facilmente raggiungibile da tantissime persone.
Perché nel contesto vitivinicolo nazionale si propone con vini di eccellenza, segnalati da varie guide e premiati nei concorsi più importanti.
Per conoscere donne, uomini e soprattutto giovani che uniscono al grande impegno e al duro lavoro il sorriso ed una manifesta passione.
Per ricercare nel terroir la privilegiata vocazionalità finalizzata al giusto vitigno e all’adeguato portainnesto.
Mario Maffi, enologo e gastronauta